02 maggio, 2008

Patriottismo, ma fino ad un certo punto

L'Italia è di sicuro un paese che ha dato i natali a numerosi eroi e personaggi fondamentali della storia. La storia di questa nazione è di sicuro le fa onore e ci rende orgogliosi di farne parte.

Fin dall'antichità personaggi del calibro di Cesare ed Ottaviano hanno costruito e traversato le nostre strade, condottieri come Garibaldi solcato i nostri mari, generali, imperatori e re come Napoleone e i Borboni bramato le nostre terre, scienziati come Marconi lavorato nei nostri edifici, uomini di cultura come Dante e Leopardi scritto i nostri grandi poemi.
Ma dobbiamo anche essere fieri di chi lavorò febbrilmente come e di chi combatté per la nostra libertà nelle Guerre d'Indipendenza e trai Partigiani, chi contribuì con il suo lavoro di operaio allo sviluppo di grandi aziende come la FIAT che hanno mosso a lungo l'economia. Ed in primis i morti sul lavoro, che hanno dato la vita per vivere, agnelli sacrificali sull'altare dello sviluppo, finiti con il pugnale del capitalismo. Tanti, troppi.E' alla loro memoria che anch'io voglio rivolgere un augurio speciale dopo il 1 maggio, sperando che questi episodi non si ripetano. E anche sperando che verranno considerati uomini, non numeri. Un uomo ha una vita, tutto da vincere e tutto da perdere, un numero no, quello è un dato che non vuol dire nulla, un numero non nasce, non cresce, non vive e non muore.

Avere avuto tali uomini in patria è un onore per tutti. Tuttavia è anche vero che non possiamo sederci sugli allori per questo. Se molti eroi hanno camminato dove camminiamo loro non è merito nostro, è merito loro. Il passato è un sogno lontano, ci voltiamo, lo vediamo e non possiamo prenderlo. Non possiamo campare osservando questa perla sperduta nel vuoto della memoria. Possiamo solo agire ispirandoci ad essa. Ma se non agiamo, se ci creiamo una vita solo nel vanto di essere compatrioti di antichi eroi. Dobbiamo cercare di essere noi, lavorando e facendo atti eroici, di essere i punti di riferimento del futuro.

Ed è qui il più grande errore del nazionalismo, che si può riassumere con una sola frase: vantarsi di azioni altrui è come non vantarsi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Beh, certo che un bilancio come quello italiano non lascia certo spazio a riflessioni o commenti positivi. «Suona la tromba, e le note del silenzio accompagnano l'addio a coloro che hanno immolato la loro vita per garantire alle famiglie una vita dignitosa e decorosa. Nel silenzio le strazianti urla di coloro che soffrono rimbombano come mille tamburi di una marcia della morte; i morti giacciono e le loro anime volano via, ma i vivi restano, piangono, impotenti dinanzi al grande dolore al quale nessuno riesce a mettere un freno».